Quale Europa vogliamo?

Di Oreste Pivetta

L’Europa che vogliamo è il motto che si è scelto il Pd nella campagna elettorale in vista delle Europee di giugno. Ma può diventare anche una domanda: Quale Europa vogliamo?. Una domanda alla quale i due candidati nella nostra circoscrizione del nord-ovest, Cecilia Strada e Brando Benifei, hanno, nella specificità delle loro esperienze, provato a rispondere, nellincontro allo SpazioTeatro89, organizzato dai circoli pd del Municipio 7. Con loro sul palco Emanuela Rebecchi, coordinatrice pd Municipio 7, Silvia Roggiani, segretaria regionale, e Alessandro Capelli, segretario metropolitano.


Cecilia Strada, figlia di Teresa Sarti e di Gino Strada, il fondatore di Emergency, ha esordito parlando di pace, per il ruolo che l’Europa potrebbe svolgere per costruire una pace ai suoi confini e altrove, contro la strategia delle armi e degli armamenti, unica strada immaginata finora, priva di qualsiasi visione unitaria.

Ha parlato di immigrazione, perché, contro le stragi nel mare, contro le disumane condizioni di detenzione e di sopravvivenza dei migranti, l’Europa sappia costruire una politica che governi i flussi, sappia garantire accessi regolari, così ha detto, nella splendida luce della legge. Ha ancora parlato di sanità, perché troppi soldi sono stati sottratti al nostro sistema sanitario pubblico e troppi italiani sono costretti per la miseria delle loro risorse a rinunciare alla cura. Ha parlato di lavoro e di salari, contro la precarietà, di lavoro alle donne (sapete, ha spiegato, che la metà delle donne italiane non dispone di un proprio conto corrente, il che significa ancora dipendenza e subalternità, non certo parità).

È intervenuta sul punto dei diritti sociali e civili, ancora negati o compressi in tanti paesi europei e minacciati anche in Italia, grazie alla vocazione discriminatoria del governo Meloni. Molti applausi per Cecilia Strada, anche per quella sua promessa di vicinanza con gli elettori: “una opportunità di confronto continuo e di verifica del mio operato, ben oltre l’impegno della campagna elettorale”.


Brando Benifei, trentottenne spezzino, due consigliature europee alle spalle, capodelegazione del Partito democratico, tra i più giovani insomma in quel parlamento, ha citato le battaglie sostenute, ha elencato temi toccati da Cecilia Strada, ha ricordato quei pronunciamenti dell’Unione europea, che vincolerebbero anche l’Italia, ma che il governo meloniano ha disatteso e disattende, dalla questione del salario minimo e della parità salariale uomo-donna (“Firmerò per il referendum della Cgil, perché si può dubitare della efficacia dello strumento, ma sono in modo convinto favorevole rispetto al merito della battaglia”) ai problemi legati all’inquinamento, alla devastazione dei territori.

Ha continuato riannodando il filo delle lotte sostenute contro unidea solo repressiva dell’immigrazione, per la cultura e contro lo strapotere dell’algoritmo (il riferimento è allinvadenza della cosiddetta Intelligenza artificiale), per una informazione libera e indipendente (citando la vicenda della possibile vendita dell’Agi, la seconda agenzia di stampa italiana al parlamentare leghista e proprietario di molte testate di destra Angelucci, e quella della nomina del nuovo consiglio di amministrazione della Rai, che vedrà la netta prevalenza dei partiti di governo), contro le leggi che imbavagliano i giornalisti, contro le censure, nel rispetto d’obbligo delle disposizioni europee varate nell’European media freedom act.


Molte domande dal pubblico, tempi stretti, la campagna elettorale continua, e una speranza espressa da un intervenuto: L’Europa è un sogno. L’Europa, un’Europa solidale, unita, costruita per la convivenza attorno ai principi della democrazia, della giustizia sociale, del rispetto dei diritti, è soprattutto una necessità per una prospettiva di progresso civile e di benessere diffuso, di fronte all’invadenza e all’aggressività (politica e economica) delle potenze vecchie e nuove, dagli Stati Uniti alla Cina. Perché l’Europa non sia un vaso di coccio tra vasi di ferro.

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